Con l’avanzare
dell’età, si va incontro ad una serie di problematiche fisiche e psichiche che
vanno a toccare un po’ tutti gli organi del nostro corpo. Si tratta di un
progressivo logoramento, un processo del tutto naturale e inevitabile che,
tuttavia, può essere rallentato e affrontato in modo più sereno prendendosi
semplicemente più cura di se stessi. L’esercizio fisico, se eseguito con
costanza e in modo razionale, che tenga quindi conto dell’età e delle reali
condizioni fisiche di chi lo pratica, fa sì che non solo questa degenerazione
venga limitata, ma addirittura in alcuni casi regredisca.
La
ginnastica, considerando la frequente solitudine con cui le persone della terza
età sono abituate a convivere, può e deve essere vissuta come momento di
socializzazione e di comunicazione fondamentale.
Essere anziani non è sinonimo
di uno stato patologico, anche se spesso con il progredire dell’età le malattie
sono più frequenti. Proprio per questo motivo la cosiddetta terza età è un
periodo della vita di un uomo che richiede un’attenzione particolare.
Numerosi sono i problemi da
affrontare legati all’invecchiamento ma c’è una cosa che proprio non viene
tollerata, l’essere etichettato come “anziano”, cioè come facente parte di una
categoria da emarginare. L’anziano non è un “anziano”. Non esiste un preciso
momento nel quale un adulto diventa anziano. Non sempre l’età anagrafica
coincide con quella biologica e psicologica. L’anziano chiede soprattutto di
essere trattato come una persona con qualche anno in più di noi. Il compito
principale per chi si avvicina all’attività motoria per la terza età consiste
proprio nel trattare gli interessati come persone e non come “vecchi” o “malati”.
Essere anziano, oltre che aver
raggiunto una certa età, significa vivere grossi cambiamenti nei confronti dei
ruoli all’interno della famiglia e della società. Il pensionamento rappresenta
un momento critico dell’esistenza. Se la persona ha un carattere flessibile con
una moltitudine di interessi, il pensionamento rappresenta un’occasione per
realizzare al meglio tutti quegli interessi che il lavoro limitava. Se, al
contrario, l’unica fonte d’autostima era il lavoro è chiaro che questo momento
è vissuto in modo traumatico e non è accettato.
La ginnastica, considerando la
frequente solitudine con cui le persone della terza età sono abituate a
convivere, può e deve essere vissuta come momento di socializzazione e di
comunicazione fondamentale.
La ginnastica per la terza età
non è uno sport. Non esiste fine agonistico, infatti nessuno deve vincere
qualche cosa, e ricordiamoci che in un momento critico come la vecchiaia la
vittoria di uno significa automaticamente la sconfitta degli altri, con
l’inevitabile frustrazione che ne consegue.
Come possiamo allora definire la ginnastica per la terza età visto che non è uno sport: un’attività motoria di gruppo, rivolta a far acquisire un maggior livello di benessere psicofisico.
Come possiamo allora definire la ginnastica per la terza età visto che non è uno sport: un’attività motoria di gruppo, rivolta a far acquisire un maggior livello di benessere psicofisico.
Tutto ciò compatibilmente con
alcuni limiti soggettivi:
- il punto di partenza individuale
- il fatto che il gruppo non è omogeneo a tal
punto da poter proporre lavori troppo specifici
- il limite di tempo imposto dalla limitata
frequenza di incontri nella settimana.
Il punto di partenza
individuale, vale a dire le capacità motorie soggettive, è veramente diverso e dipende
dal bagaglio motorio che ha sviluppato il partecipante durante tutta la sua
vita.
Ecco alcune regole per
impostare una seduta di ginnastica per la terza età:
- riuscire a proporre attività semplici e
motivanti
- lasciare ampio spazio alla fantasia e al
gioco
- evitare di proporre attività aventi aspetti
competitivi ed emulativi
- evitare di proporre attività con alto
impegno cardiovascolare
- evitare di proporre attività ad alto rischio traumatico
Per tutte le informazioni: 328.26.62.060
Giovanni Santini
Istruttore di Ginnastica Dolce